L’uomo, da sempre, attraverso una dimensione simbolica riesce a rappresentare aspetti inconsci della propria percezione oppure ad esprimere concetti che è impossibile comprendere completamente. Il simbolo, infatti, è spesso l’espressione più felice e completa che un’esperienza possa avere e per tale motivo secondo Carl Gustav Jung esso è la migliore formulazione possibile di un dato di fatto relativamente sconosciuto, la cui esistenza è riconosciuta necessaria.
Un simbolo, quindi, esprime sempre molto più di quanto si possa comunicare verbalmente, come ci insegna un antichissimo aforisma cinese secondo il quale “l’immagine vale più di mille parole”. Per riuscire ad esprimere appieno le profondità di concetti attinenti al sacro o al profano, alla gioia o al dolore, al corpo o allo spirito, attingiamo dunque a tutto ciò che ci circonda, tra i metalli, nel regno animale, le figure geometriche, i numeri oppure attraverso i colori. Difatti, essi evocano esperienze primordiali, esprimono situazioni e stati d’animo, esplicitano le caratteristiche di una cultura e parlano dell’inconscio.
Caratteristica fondamentale dei colori (così come per qualsiasi altro simbolo) è “la regola delle opposizioni”, secondo la quale una stessa tonalità può significare valenze opposte, positive o negative, di luce o di ombra, a seconda dell’ambito e della situazione psichica in cui essa è inserita: ecco perchè il nero, ad esempio, colore soprattutto di morte e oscurità, può anche evocare un caos originario dal quale erompe nuova luce e vita oppure l’aggressività e la violenza del rosso può essere altresì la stessa tonalità dell’amore e della passione.
Oltre ad avere una proprietà fisica, dunque, il colore è soprattutto vissuto psicologico, dal quale scaturiscono i significati emozionali che trovano espressione nei riti, nei miti, nelle varie tradizioni popolari o in quelle religiose. E se anche noi nostri sogni, nelle nostre fantasie o nei nostri gusti personali appare un colore, è utile chiedersi quale significato esso possa avere per la nostra vita. Tenendo a mente che nella psicologia junghiana il benessere mentale è dato dal “giusto mezzo” delle varie componenti psichiche, dal giusto equilibrio tra lo spirituale e il materiale, tra l’estroversione e l’introversione, i simboli inconsci tendono acompensare un atteggiamento cosciente divenuto particolarmente rigido. Può essere il marrone della terra, allora, a richiamare la nostra attenzione su un’esistenza eccessivamente spirituale, oppure l’apertura all’esterno del giallo ben si adatta ad una persona che ha bisogno di aprirsi maggiormente alla vita così come, di converso, l’introspettivo azzurro in molti casi bilancia una fase particolarmente movimentata. Ma non è tutto, poiché un colore, oltre a compensare una coscienza unidirezionale, può essere visto anche come una sorta di “fotografia” della condizione psichica dominante: un periodo anonimo e privo di sussulti troverà nel grigio (e nel grigiore) la sua espressione, mentre l’arancione del sole nascente e dell’inizio di un nuovo giorno, è possibile che ci accompagni nei nostri periodi di crescita e di gioia.