L’autostima può essere definita come un vissuto psicologico riguardante la valutazione ed il giudizio che una persona ha di sé stessa e delle proprie capacità.
Difatti, la parola stima a livello etimologico ha la sua origine dal termine latino aestimare, che significa proprio valutare, nel suo duplice significato di “avere un’opinione su qualcuno o su qualcosa” e di “determinare il valore di qualcuno o qualcosa“. I contenuti emotivi oggetto delle nostre valutazioni e delle nostre opinioni, inoltre, possono riguardare diversi aspetti della nostra esistenza, come ad esempio il proprio carattere, le relazioni sociali, familiari e sentimentali, la dimensione lavorativa e professionale, lo studio, l’aspetto fisico, i risultati ottenuti e quelli che in futuro si potranno ottenere, oppure la qualità globale della propria vita. Come si vede, dunque, l’autostima è relazionata strettamente al valore che una persona si attribuisce, al modo in cui si sente con sè stessa, al giudizio per il proprio modo di essere, ai risultati ottenuti e alla generale fiducia nelle proprie capacità; tutti elementi, questi, che possono poi influire nella vita di tutti i giorni e nello sviluppo esistenziale delle persone.
In modo più o meno diretto, quindi, gran parte delle nostre esperienze diventano un elemento di autovalutazione e molti aspetti che si sperimentano durante l’esistenza, nutrono ed alimentano la personale autostima. Infatti, le relazioni avute con i genitori, i familiari, gli amici, i compagni di scuola oppure i colleghi di lavoro possono contribuire, in modo positivo o negativo, a determinare la personale autostima. Inoltre, una buona autostima permette tendenzialmente di avere una maggiore fiducia in sé stessi, di reagire meglio di fronte a nuovi compiti e a nuove situazioni, di esporsi maggiormente nelle varie circostanze di vita, oppure di avere una capacità di ripresa qualora ci si dovesse confrontare anche con eventuali imprevisti. Una bassa autostima, invece, può determinare tendenzialmente una certa dipendenza dal giudizio altrui, una moderata fiducia nelle proprie capacità, una tendenza ad esporsi poco, un tenue spirito di iniziativa, oppure un certo timore di fronte a nuove situazioni esistenziali. Comunque, va sottolineato come essendo l’autostima una percezione prettamente soggettiva, essa non sia un vissuto statico e stabile, ma dinamico e mutevole nel corso del tempo. Infatti, i diversi livelli di maturità ed evoluzione caratteriale che si possono riscontrare in qualsiasi fase della vita, consentono un cambiamento positivo della propria autostima, rendendo quindi più favorevole ed ampio il giudizio che una persona ha di sé stessa.
Inoltre, da un punto di vista psicologico è importante considerare come alla base di una buona autostima, vi possa essere una migliore conoscenza di sé stessi, vale a dire l’avere una maggiore consapevolezza della propria personalità e dei propri tratti caratteriali specifici. Difatti, la possibilità di scorgere dentro sé stessi delle obiettive ed oggettive capacità personali, può permettere una migliore e più solida autovalutazione. E’ così, allora, che possono emergere in maniera oggettiva dalla propria personalità delle qualità caratteriali, come ad esempio capacità emotive, intellettive, relazionali, artistico-creative, lavorative, professionali oppure di maturità esistenziale, che aiutano molto nell’avere un buon giudizio di sé stessi.
Per mezzo di un percorso psicologico, quindi, è possibile gradualmente scorgere dentro sé stessi varie capacità, specificità e risorse caratteriali, da integrare con armonia ed equilibrio all’interno della personalità globale, per giungere in tal modo ad una migliore consapevolezza e ad una personalità più ampia, e quindi ad una migliore autostima.