Sin da quando esiste la vita, l’essere umano ha sempre fatto la dolorosa esperienza con il suo lato opposto: la morte ed il lutto ad essa associato. Da sempre, infatti, la perdita di una persona cara rappresenta una delle esperienze più tristi e difficili da affrontare, anche perché tra i suoi aspetti di inevitabilità ed universalità, si inseriscono alcuni dei più intimi vissuti dell’uomo. Eppure, per quanto doloroso e difficile possa essere, anche nel momento del lutto è possibile attribuire un senso a questa esperienza. Infatti, è molto importante considerare come la perdita che fa soffrire e che fa sentire più soli, possa allo stesso tempo portare anche a profondi cambiamenti in senso evolutivo: l’elaborazione di un lutto, infatti, può gradualmente creare le condizioni di una maturazione interiore, vale a dire la possibilità di avere una maggiore consapevolezza di sè stessi, di scoprire dentro di sè nuove risorse e di raggiungere in tal modo una identità più completa.
Con il il termine “lutto“, che deriva dal latino “luctus“, cioè “pianto“, ci si riferisce sia all’insieme di reazioni psicologiche, alle emozioni e ai comportamenti individuali che si sperimentano quando si perde una persona importante della nostra esistenza, sia ai rituali sociali, collettivi e pubblici che vengono svolti nelle diverse culture nel momento in cui viene a mancare una persona. Il lutto, dunque, è un momento di dolore del tutto naturale di fronte alle situazioni di perdita, quali una morte improvvisa o per malattia di una persona cara oppure la morte precoce di un bambino durante la gravidanza o dopo il parto. Nel momento in cui si perde un figlio, un genitore, un coniuge, un fratello, un parente oppure un amico, si sente di aver perso una parte importante di noi stessi e come è del tutto naturale, si sperimenta un periodo di sofferenza e di difficoltà. Il lutto, quindi, può essere visto come una momentanea ferita, la quale attraverso un personale processo di ” rimarginazione “, può far tornare a scoprire una vita ancora ricca e densa di valore se si riesce ad integrare la perdita nella trama della nostra personalità e della nostra esistenza, se si riesce cioè ad elaborare il lutto.
Va ben specificato come il tempo ed i modi del lutto e dell’elaborazione del lutto siano molto personali e soggettivi. Ogni individuo, infatti, ha una propria personalità e specifici modi di affrontare la vita, per cui il dolore e i comportamenti possono essere diversi da quelli di qualsiasi altra persona, inclusi gli altri membri della famiglia o degli amici. Vi sono alcune persone, infatti, che portano il lutto dentro di sè a lungo, altre invece lo superano in breve tempo. Anche il modo di manifestare il proprio lutto può assumere forme diverse: alcune persone si comportano in maniera controllata e distaccata mentre altre piangono e si disperano, alcune preferiscono una compagnia costante, altre preferiscono stare sole; alcune eliminano subito dopo la morte le cose e gli oggetti che appartenevano al defunto, altre, invece, le conservano per anni. Negli uni come negli altri casi, va ben sottolineato, è sempre una modalità personale e come tale va rispettata. Oltre che da specificità caratteriali, il vissuto della perdita e il processo di elaborazione del lutto possono essere influenzati da molteplici altri aspetti che inevitabilmente rendono diverso il percorso elaborativo di ciascuna persona. Le valenze fondamentali sono certamente l’intensità e la qualità della relazione durante la vita trascorsa insieme, il grado di parentela e le modalità in cui è venuta a mancare una persona.
Tra i vissuti psicologici che si riscontrano maggiormente in situazioni di lutto, invece, troviamo ovviamente la solitudine, oppure una sensazione di vuoto o di impotenza ed anche la rabbia. E’ piuttosto frequente, infatti, come si possa provare anche un risentimento verso la persona deceduta poiché con la loro morte si è rimasti soli, oppure un rancore verso un destino avverso oppure, nel caso di persone religiose, verso le proprie convinzioni spirituali. Si notano spesso, inoltre, vissuti di sensi di colpa oppure, in taluni casi, anche emozioni ambivalenti, vale a dire di “amore-odio” nei confronti della persona che è venuta a mancare. Va poi considerato come un’altra componente psicologica piuttosto frequente sia quella di provare una certa difficoltà nei confronti di qualsiasi ” ritorno alla vita “, cioè verso qualsiasi nuova esperienza che possa far ricominciare a vivere nuovamente anche gli aspetti più piacevoli e sereni dell’esistenza.
Uno stato di sconforto, come abbiamo visto, è del tutto naturale e comprensibile nella fase di elaborazione del lutto. Ma nel momento in cui questa situazione perdura a lungo e spinge la persona in una condizione di accentuato dolore da cui è difficile uscirne (il cosiddetto “lutto complicato“), essa può incidere fortemente nella vita relazionale, affettiva e lavorativa di una persona.
In una simile situazione, allora, può essere quanto mai utile un rispettoso percorso psicologico che possa portare ad una maggiore comprensione, accettazione e superamento della perdita.