“….sì che già possiamo quasi comprendè, avvenga che non così chiaramente,
vedere alcune cose de’ fatti dell’altra vita quasi come in uno crepuscolo di mente, inanzi che si levi il sole dello perfetto conoscimento..”.
( D. Cavalca, Dialogo di San Gregorio, XIV sec.)
Il colore giallo è associato alla luce, soprattutto quella solare, che rimanda al concetto di illuminazione radiante. L’aspetto più evidente della luce, infatti, è il suo uscire da una sorgente centrale per irradiarsi in tutte le direzioni. Spostandosi dal centro verso l’esterno, dunque, al giallo corrisponde un movimento di allargamento, un impulso centrifugo di apertura, liberazione e fuga. In fisica, i corpi gialli sono quelli che riflettono maggiormente la luce, la quale, rimanendo in tal modo in superficie, conferisce agli oggetti un aspetto più luminoso e ampio. Con queste sue proprietà superficiali, all’estroversione del giallo considerata in precedenza, si somma un aspetto gioioso e vivace, sereno e leggero. Nel momento in cui la fuga ed il distacco dalla realtà si fanno più marcati ed estremi, quando si disperdono energie fisiche in tutte le direzioni e le si sprecano confusamente fino ad esaurirle, ecco che tale colore rimanda proverbialmente alla stupidità e alla follia, come nell’antica Grecia, dove i “pazzi”, per essere riconosciuti, erano obbligati a vestire di giallo.
Portami il girasole ch’io lo trapianti
nel mio terreno bruciato dal salino,
e mostri tutto il giorno agli azzurri specchianti
del cielo l’ansietà del suo volto giallino.
[…]
portami il girasole impazzito di luce.
(E. Montale, 1925, Ossi di Seppia)
Riguardo alla qualità illuminante del giallo, invece, numerose sono le divinità solari presenti nelle varie mitologie: Elio in Grecia, Samas per i Babilonesi, Vishnu e il Budda in India, Huitzilopochtli per gli aztechi, oppure il dio Sol romano. Per comprendere appieno il loro significato, è utile richiamare alla mente l’esperienza di quando il sole si fa largo tra le nuvole: immediatamente tutto si rischiara, si amplia e s’illumina. Il giallo delle divinità solari, dunque, può rappresentare la luce e il suo potere di illuminare, con la chiarezza della coscienza, i nostri vissuti più confusi. In altri termini, si può pensare al giallo del sole come ad una sorta di lampadina che si accende, all’insight, alla presa di coscienza chiarificatrice (C. Widmann, 2000). Conferme in tal senso giungono sia dalla cromoterapia, dove bagni di luce gialla aumentano la concentrazione e l’apprendimento, sia dalla tradizione Yoga, dove il terzo chakra (corrispondente al Plesso Solare) è connesso al colore giallo e alle funzioni legate all’attività dell’intelletto.
L’evoluzione di tale presa di coscienza chiarificatrice, di conoscenza, ci avvicina ulteriormente ad un’altro significato del giallo: quello associata al sole e all’estate, al giallo delle divinità del grano maturo, indissolubilmente legato alla nostra aspirazione di maturità, di maggiore consapevolezza. Ma non è tutto: ad un livello superiore di chiarezza, le gradazioni del giallo si aprono ulteriormente per offrirci altra luce, quella dorata. L’oro è un metallo stabile, resistente, anallergico ed inalterabile; nobile e perfetto per eccellenza, in numerose culture esso costituisce il segreto più intimo della terra (J. Chevalier, A. Gheerbrant). Come dall’oscurità della notte il sorgere del sole porta con se luminosità e calore, così l’oro, dai segreti della terra, emerge con la sua lucentezza dorata a rischiarare l’umana esistenza.
Ma come la luce del sole può illuminare o accecare, riscaldare o bruciare, allo stesso modo il giallo può anche essere il colore dell’arida terra autunnale, annuncio di decadenza e dell’approssimarsi della morte, divenendo, come per gli Indiani Pueblos, il colore dell’Ovest e del declino. Inoltre, quando il giallo dell’illuminazione della coscienza si sposta verso le tonalità verdastre (in latino definite luridus) dello zolfo, della bile o del limone, ecco apparire un’altro polo negativo del colore, che si fa aspro, pungente, acido e bilioso. Lo zolfo è un minerale che brucia senza fiamma, una falsa fiamma dunque, mentre nell’antica caratterologia i frequenti scatti d’ira del temperamento collerico erano attribuiti ad un travaso di bile gialla. Con una siffatta colorazione, anche l’esperienza nobile dell’amore diviene falsa, carica di invida e rancore, rimandando a quel giallo che, nel linguaggio popolare occidentale, è associato al tradimento e alla gelosia. Nel tradizionale Teatro di Pechino, inoltre, il trucco giallo degli attori indica la crudeltà, la dissimulazione ed il cinismo, mentre il vocabolo francese “ rire jaune”, ridere giallo, viene usato quando si reputa uno scherzo non divertente, per certi versi simile all’espressione “sorriso giallo” della cultura araba, che ha tuttora il significato di un allegria falsa e dissimulata: “ [ Nell’Islam] il giallo dorato significa saggezza e buon consiglio, il giallo pallido tradimento e inganno ” (F. Portal, 2003).
La valenza di questa tonalità diviene ancor più negativa se si considera come alcune malattie quali l’itterizia, le manifestazioni d’avvelenamento o le nausee, determinano l’ingiallimento della pelle oppure come, in passato, nelle località dove era scoppiata la peste o sulle navi che avevano a bordo gli appestati, era consuetudine issare una bandiera gialla d’avvertimento. Di conseguenza, nel corso dei secoli, il giallo diviene colore dell’emarginazione e di quanti venivano ripudiati, fossero essi mendicanti o eretici, prostitute o traditori, come Giuda Iscariota o il Gano di Maganza della Chanson de Roland.
Il Dott. Luca Coladarci, Psicologo-Psicoterapeuta a Frosinone, Fiuggi e Roma. E’ esperto di Ansia, Attacchi di Panico, Disturbi Sessuali Maschili e Femminili, Disturbi Alimentari (Anoressia e Bulimia), Relazioni, Amore e Vita di Coppia, Dipendenza Affettiva, Depressione, Stress, Elaborazione Del Lutto, Disagi Relazionali, Dipendenza Da Gioco D’Azzardo, Mobbing, Cefalee, Bullismo e di tutte quelle situazioni esistenziali che tendono a bloccare il libero fluire della vita.