La Sindrome da Burnout, oppure più semplicemente Burnout (termine inglese traducibile come esaurimento, crollo o surriscaldamento), può essere definito come uno stress psico-fisico connesso al lavoro che, in varia misura, riguarda diversi professionisti ed operatori che sono quotidianamente e ripetutamente impegnati in attività che implicano forti relazioni interpersonali ed emozionali.
Come evidenziato da numerosissime ricerche, infatti, il burnout colpisce prevalentemente tutte quelle persone che svolgono le cosiddette professioni d’aiuto o “helping professions”, ma anche tutte quelle persone che pur non avendo obiettivi lavorativi dediti all’assistenza, entrano comunque continuamente a contatto con persone che vivono stati di forte sofferenza e disagio. Il burnout, quindi, è stato riscontrato prevalentemente in coloro che operano in ambiti socio-sanitari come ad esempio psicologi, medici, infermieri, assistenti sociali, pedagogisti, fisioterapisti, educatori sanitari e socio-pedagogici, operatori dell’assistenza sociale e sanitaria oppure operatori del volontariato. Il burnout, inoltre, è stato evidenziato anche in tutti quei tipi di lavori legati alla gestione quotidiana dei problemi delle persone in difficoltà, come ad esempio nei poliziotti, nei carabinieri, nei vigili del fuoco oppure negli avvocati, nonché in quei tipi di professioni educative, come ad esempio gli insegnanti, che portano, spesso con un profondo coinvolgimento emotivo, ad entrare in relazione con i disagi delle persone con cui essi lavorano. Va per altro aggiunto che in simili condizioni può anche succedere che queste persone si accollino un carico eccessivo di problemi dei soggetti di cui si prendono cura, non riuscendo così più a distinguere tra le esigenze della propria vita e quella degli altri. Tutte queste situazioni, quindi, se non elaborate adeguatamente, portano queste persone a sviluppare un lento processo di logoramento o affaticamento psico-fisico dovuto allo stress lavorativo accumulato e alla mancanza di energie e di motivazioni, con evidenti e forti ripercussioni negative anche nel campo familiare e sociale.
L’esperienza del burnout, inoltre, si evidenzia normalmente seguendo quattro fasi specifiche. Nella prima fase, infatti, si assiste ad un iniziale “entusiasmo idealistico” che conduce la persona, spesso per seguire una propria vocazione, a scegliere una tipologia di lavoro assistenziale. Nella seconda fase, invece, che può essere definita di “stagnazione”, la persona, sottoposta a carichi di lavoro e di stress emotivi eccessivi, inizia a prendere coscienza di come le proprie aspettative coincidano poco con la realtà lavorativa. Il senso di gratificazione legati alla professione, l’interesse e l’entusiasmo iniziali, dunque, cominciano a diminuire. Nella terza fase, che può essere definita di “frustrazione”, invece, la persona con burnout avverte sentimenti di inutilità, inadeguatezza, insoddisfazione, uniti alla sensazione di essere oberato di lavoro, sfruttato e poco apprezzato; in una simile situazione, inoltre, spesso la persona tende a mettere in atto comportamenti di fuga dall’ambiente lavorativo, ed eventualmente atteggiamenti aggressivi verso sé stessi oppure verso gli altri. Nella quarta fase, infine, che può essere definita di “apatia”, la passione, la vocazione e l’interesse per la propria professione si spengono, si esauriscono completamente e all’umanità ed empatia iniziale subentra il cinismo e l’indifferenza, fino ad arrivare ad una vero e proprio “crollo professionale”.
Le cause più frequenti che conducono una persona a vivere una situazione di burnout, inoltre, possono essere varie e diversificate. Vi può essere, ad esempio, la presenza di un sovraccarico di lavoro che porta la persona ad esaurire le energie individuali al punto da non rendere possibile il loro recupero, oppure quando il carico emotivo del lavoro è troppo elevato, cioè quando il lavoro scatena una serie di intense emozioni che per altro possono essere spesso in contraddizione con i vissuti di una persona. Ma anche quando si ha un carico di lavoro adeguato, ci si può trovare di fronte ad un tipo di lavoro non adatto alla persona, percependo quindi di non avere le capacità per svolgere una determinata attività. Un’altra possibile causa di burnout può essere un senso di impotenza, vale a dire la persona non ritiene che ciò che fa o vuole fare riesca ad incidere profondamente sull’esito di un determinato evento. Altra situazione che conduce al burnout può essere riferita al riconoscimento, vale a dire quando si percepisce di non ricevere un riconoscimento adeguato per il lavoro svolto. Vi può essere, poi, una mancanza di controllo, cioè quando la persona percepisce di non avere sufficiente controllo sulle risorse necessarie per svolgere il proprio lavoro oppure quando non ha sufficiente autorevolezza o autorità per attuare un’attività nella maniera che si ritiene essere più efficace. Vi può essere, inoltre, una mancanza di equità, vale a dire quando non viene percepita l’equità nell’ambiente di lavoro in ambiti quali, ad esempio, l’assegnazione dei carichi di lavoro e della retribuzione o l’attribuzione di avanzamenti di carriera e di promozioni. Vi può essere, poi, una mancanza di senso di comunità, cioè quando viene meno il senso di appartenenza comunitario all’interno dell’ambiente di lavoro, ovvero quando si percepisce che manca la fiducia reciproca, il sostegno ed il rispetto tanto che le relazioni professionali vengono vissute solamente in maniera fredda e distaccata. Infine, vi possono essere poi valori contrastanti, vale a dire quando si vive un conflitto di valori all’interno del contesto di lavoro e cioè quando la persona non condivide i valori che una determinata organizzazione trasmette oppure quando i valori non trovano poi adeguata corrispondenza nelle scelte lavorative che vengono prese.
Le conseguenze psicologiche derivanti da situazione di burnout, dunque, portano gradualmente una persona ad assumere atteggiamenti negativi verso gli altri oppure verso sé stessi, vissuti negativi verso il lavoro e più in generale verso la vita, una diminuzione dell’impegno e della soddisfazione lavorativa, una più generale riduzione della qualità della vita personale, fino ad arrivare ad un peggioramento dello stato di salute globale. Il burnout, infatti, può comportare un esaurimento emotivo, un atteggiamento esistenziale improntato al cinismo ed un vissuto di ridotta realizzazione personale. La persona, allora, tende a sfuggire l’ambiente lavorativo assentandosi sempre più spesso oppure lavorando con minore entusiasmo ed interesse, mostrando inoltre una scarsa empatia e vicinanza umana nei confronti proprio delle persone delle quali dovrebbe occuparsi. Ed è per tutto questo che vissuti di burnout si accompagnano molto spesso a sintomi psicosomatici, alla depressione ed anche all’insonnia.
Attraverso un percorso psicologico, allora, è possibile elaborare e superare i contenuti che hanno portato una persona ad una situazione di burnout, integrandoli con equilibrio ed armonia all’interno della personalità globale.