La balbuzie (dal latino balbus, cioè balbuziente) può essere definita come un disturbo del linguaggio caratterizzato dalla fluenza interrotta e da involontari prolungamenti o ripetizioni di frasi, suoni, parole o sillabe, con frequenti blocchi o pause del discorso in cui la persona balbuziente non è in grado di esprimere verbalmente, in modo continuo, un pensiero o un concetto nonostante lo abbia già formulato mentalmente.
Essa riguarda circa il 2% della popolazione mondiale, di cui l’80% è rappresentato da uomini. A secondo del periodo di esordio, inoltre, la balbuzie può essere di due tipi: la balbuzie primaria e la balbuzie secondaria. La balbuzie primaria vede i suoi inizi in età prescolare, fra i 3 ed i 6 anni circa, e di solito fa parte del normale processo di apprendimento del linguaggio e tende a risolversi con il tempo; essa, infatti, è costituita da fisiologiche disfluenze, ripetizioni sillabiche iniziali, intermittenti esitazioni causate da immaturità semantica e sintattica, ed inoltre non si accompagna a significativi fenomeni emotivi e generalmente scompare spontaneamente. Nel caso della balbuzie secondaria, o balbuzie vera, invece, essa si manifesta principalmente in età scolare, dai 6 ai 14 anni circa, e molto spesso è destinata a perdurare in età adolescenziale ed adulta, evidenziando tra l’altro due caratteristiche principali: la consapevolezza della difficoltà ed il disagio e la paura legati al disturbo.
La balbuzie, inoltre, copre un ampio spettro di gravità; difatti può interessare persone con difficoltà appena percettibili, per cui il problema può acquisire una valenza soprattutto di tipo estetico, oppure nei balbuzienti con una sintomatologia estremamente grave il problema può impedire la maggior parte della comunicazione verbale. È facile comprendere, inoltre, come nei casi più gravi il disturbo della balbuzie possa avere forti ripercussioni sui vissuti psicologici della persona balbuziente; a seconda dei casi, infatti, la persona può avere ritrosia nel parlare per la paura di iniziare a balbettare oppure essere intimorita dal fatto di dover pronunciare determinate consonanti o vocali per paura di essere compatita oppure derisa. Si tratta di situazioni, queste, che possono portare la persona balbuziente ad isolarsi, ad avere una scarsa autostima, ad avere fobie specifiche, ad attuare forme di evitamento, ad innescare forme di depressione, e nei soggetti più giovani può esserci anche la paura di azioni di bullismo. Come si vede, la balbuzie finisce per avere un forte impatto sullo sviluppo delle relazioni interpersonali e più in generale sul benessere psicologico di una persona, andando ad incidere negativamente e fortemente sulle relazioni familiari, sociali e sulla dimensione lavorativa.
Fermo restando la specificità di ogni vissuto psicologico, inoltre, alla base di una situazione di balbuzie vi è di certo la presenza di forti livelli di ansia. E’ l’ansia, infatti, uno dei vissuti psicologici più presenti nelle persone balbuzienti. Inoltre, anche la presenza di eventi traumatici e stressanti come ad esempio un lutto, la separazione dei propri genitori, la nascita di un fratello, un trasferimento traumatico oppure un incidente fisico, possono favorire lo svilupparsi della balbuzie. Inoltre, all’origine della balbuzia si può ipotizzare anche la presenza di contesti familiari troppo carichi di emozioni che non hanno modo di potersi esprimere liberamente, oppure la presenza di contenuti empatici non pienamente vissuti, oppure ancora forti paure che non si è riusciti a gestire.
Attraverso un percorso psicologico, allora, è possibile elaborare i diversi vissuti presenti nelle balbuzie, integrandoli con equilibrio ed armonia all’interno della personalità globale.