Il Mobbing e La Resilienza

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Il Mobbing e La ResilienzaCome spesso accade, l’etimologia di una parola ci dice molto riguardo i significati di quella parola stessa. Difatti, il termine resilienza viene dal latino resalio, che significa risalire. Questo verbo, resalio, e dunque risalire, inoltre, nei secoli passati era utilizzato molto spesso anche in ambito marinaro, in quanto indicava la risalita su di una barca dopo essere caduti in acqua. Come si può vedere, quindi, il significato di resilienza ha sempre espresso quello di risollevarsi, di recuperare, di risalire dopo una umanissima situazione di disagio esistenziale. Da un punto di vista psicologico, quindi, la resilienza si può definire come la capacità di una persona di affrontare e superare gradualmente umanissimi periodi o eventi di difficoltà, di crisi oppure di stress. La resilienza, in altre parole, può consentire ad una persona una graduale risalita dopo aver attraversato difficoltà esistenziali.

Come si è sin qui scritto, quindi, di fronte ad eventuali situazioni di disagio con sé stessi, oppure sentimentali, relazionali, con i familiari, di salute, scolastici oppure di lavoro, la resilienza, e con la relativa risalita ad essa associata, gradualmente può rappresentare sia la possibilità di ritrovare un nuovo equilibrio interiore dopo aver vissuto una spiacevole esperienza e sia un momento di crescita esistenziale. E va inoltre aggiunto come dopo la risalita, si possa sentire più umanità ed empatia, verso sé stessi ed anche nei confronti delle altre persone. E tra le varie situazioni di difficoltà esistenziali, una molto importante è certamente quella del mobbing. Il mobbing è una parola che deriva dal verbo inglese to mob, che significa accerchiare, assalire o aggredire, e rappresenta una forma di persecuzione psicologica su una lavoratrice o un lavoratore che viene esercitata sul posto di lavoro attraverso attacchi ripetuti da parte dei colleghi oppure da parte del datore di lavoro. Le forme che il mobbing assume possono essere diversificate: si va, difatti, dalla  persecuzione alle continue critiche, dall’assegnare compiti dequalificanti alla svalutazione dell’immagine sociale nei confronti dei superiori o dei clienti, dalla deliberata diffusione di calunnie o maldicenze al costante evitamento di una persona, dalla esclusione dalle riunioni aziendali al non fornire gli strumenti necessari per svolgere al meglio la propria professione. Il mobbing, quindi, può essere visto come una vera e propria forma di, passatemi il termine, terrorismo psicologico, a cui va aggiunto il fatto di vivere con estremo disagio un contesto esistenziale, quello lavorativo, nel quale per altro una persona passa in media un terzo della propria esistenza.

Il Mobbing e La ResilienzaIl mobbing, inoltre, viene messa in atto principalmente per una forma di ritorsione a seguito di comportamenti non condivisi (come ad esempio la denuncia ai superiori o all’esterno del contesto professionale di irregolarità sul posto di lavoro), o dopo un rifiuto di sottostare a richieste illegali o immorali (come ad esempio l’essere oggetto di ricatti a sfondo sessuale o il ricevere inviti a lavorare con meno impegno e dedizione in quei contesti professionali dove dominano componenti più svogliate) oppure per indurre la vittima ad abbandonare autonomamente il lavoro, senza quindi ricorrere al licenziamento. Nel cosiddetto mobbing orizzontale, inoltre, sono gli stessi colleghi a tentare di allontanare la vittima di mobbing, oltre che per ritorsione, anche per questioni legate ad invidia, gelosia oppure per differenze caratteriali; nel cosiddetto mobbing verticale, invece, sono i vertici aziendali a mettere in atto strategie mobbizzanti, molto spesso proprio per indurre il lavoratore a licenziarsi senza che in tal modo venga a crearsi un caso legale o sindacale.

Da un punto di vista psicologico, gli effetti possono essere molto significativi: difatti, la persona che ne è vittima, molto spesso può evidenziare  disturbi del sonno, stress, disagi di natura psicosomatica (quali ad esempio cefalea, gastrite, tensioni muscolari, disturbi della pelle), oppure sentimenti di  rabbia, frustrazione oppure di ansia, tutti vissuti che inevitabilmente finiscono per interferire in maniera significativa anche con il regolare funzionamento familiare e sociale. Questo perché il lavoro, oltre ad avere una valenza materiale, ricopre anche un importante significato psicologico ed esistenziale: svolgere un soddisfacente lavoro e all’interno di un sereno contesto professionale, infatti, impegna da un punto di vista emotivo, aiuta l’autostima individuale, restituisce un senso di utilità alla persona e offre la possibilità di sentirsi pienamente partecipi della propria vita e del proprio contesto di appartenenza. Il lavoro, dunque, non solo soddisfa i bisogni economici e materiali ma consente di avere una consapevolezza psico-sociale riconosciuta ed apprezzata, permettendo all’individuo di esprimersi in ciò che sa fare.

Per mezzo di un percorso psicologico, allora, gradualmente si può elaborare e dunque, superare una situazione di disagio come quella del mobbing, consentendo in tal modo ad una persona una risalita, un risollevarsi, vale a dire un ritornare alla vita lavorativa, e di conseguenza anche alla vita relazionale e sociale, in maniera più fiduciosa, salutare, naturale, umana ed armoniosa.